CURARSI CON LA MUSICOTERAPIA

Suono, musica e origini

Secondo la Bibbia, è stato il suono a generare la vita: “In principio era il Verbo”, dove verbo sta per parola e la parola è suono.
Se ci affidiamo invece alla mitologia greca, il racconto si fa più caotico, ma non troppo distante. I Danai recitavano: “In principio era il Caos”, e caos era davvero… caos.

Qualunque sia il punto di vista, il suono – o il rumore – non si è fatto sfuggire il ruolo da protagonista. Dalle prime vibrazioni dell’universo alla nascita della parola, il suono è sempre lì, come un direttore d’orchestra invisibile.

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Dalle origini musicali all’età moderna

Immagine simbolica che rappresenta l'ascolto di una melodia musicale.

Il suono è sempre stato al nostro fianco

Procedendo lungo il tempo, il rapporto tra suono e umanità si è fatto via via più “strumentale”.

Dalla musica primitiva, prodotta con corni e ossa animali, a tamburi tribali costruiti con pelle del nemico (per chi ha lo stomaco forte), fino agli strumenti medievali in legno e metallo.

Con un balzo temporale di circa 584.000 giorni, arriviamo al 2000: qui non serve più abbattere alberi o nemici.

Per ascoltare musica basta entrare in un centro commerciale e acquistare un dispositivo elettronico.

Insomma, che sia stato procreatore o compagno, il suono è sempre stato al nostro fianco.

Ma perché tutto questo affanno per mettere insieme dei suoni?

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L’uomo e la musica: un legame ancestrale

Immagine simbolica che rappresenta l'ascolto del suono.

Un silenzio che parla più di mille sinfonie

La storia dimostra che l’uomo ha cercato suoni e musiche per motivi mistici, spirituali o puramente sociali. Alcuni volevano evocare spiriti, altri sopperire a carenze argomentative nelle relazioni.

La musica ha accompagnato metamorfosi mitologiche (vedi Siringa e il Flauto di Pan), trilli demoniaci (Tartini), calabroni rombanti (Korsakov), passioni romantiche e traumi storici. E se pensate che la creatività musicale segua un’evoluzione lineare… ripensateci.

Compositori come Schumann, Donizetti, Mahler o Wolf hanno tradotto nelle loro opere sintomi ciclotimici, fobie e angosce. Rossini, ad esempio, compose 39 opere fino ai 37 anni, poi tacque per 40, probabilmente affetto da una forma di ipomania. Un silenzio che parla più di mille sinfonie.

E poi arrivano loro: i moderni. Quelli che scrivono per elicotteri e satelliti, in un caos dissonante che, più che stimolare il sistema nervoso, lo mette alla prova.

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Il mondo è suono: tra spiritualità e neuroscienze

Immagine simbolica che rappresenta l'ascolto del suono.

Benefici cognitivi, emotivi e motori

Anche il Sama Veda, testo sacro dell’induismo, afferma: “Nada Brahma” – il mondo è suono. E la scienza moderna sembra confermare: diverse tecniche di neuro-imaging mostrano che l’ascolto musicale, specie delle dissonanze, attiva specifiche aree cerebrali come il giro temporale superiore e il giro di Heschl.

Ogni suono coinvolge funzioni neurologiche, cognitive e psichiche. Ascoltare musica, dunque, non è mai un gesto neutro. È un’esperienza che può radicarsi così profondamente da resistere anche a patologie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Una melodia è per sempre

Nel mio percorso personale, ho condotto un’analisi quasi “asettica” del comportamento umano davanti alla musica. E sono giunta a una conclusione inaspettata ma ferma: una melodia è per sempre.

Alcuni suoni si imprimono dentro di noi, ci accompagnano per tutta la vita, anche quando la memoria sembra svanire. Per questo, studiare il suono significa studiare l’uomo.

Il suono ci accompagna fin dall’inizio dei tempi: lo troviamo nei miti, nella scienza, nella nostra biologia più profonda.
Che sia primordiale, spirituale o digitale, la musica rimane uno degli strumenti più potenti per connetterci con noi stessi e con il mondo.

In fondo, come affermava il *Sama Veda*, il mondo è davvero suono.
E ascoltarlo è forse il primo passo per comprenderlo.