Una nota musicale al centro e mani che la disegnano.

Curarsi con la Musicoterapia

La musicoterapia utilizza il potere della musica per stimolare la comunicazione, rafforzare le relazioni e favorire il benessere emotivo e relazionale della persona.

Cristina Piras è musicoterapista, educatrice e animatrice attiva in scuole e centri culturali, dove promuove il benessere e la crescita personale attraverso la musica.

Nota musicale sopra un ponte, simbolo del benessere.
Suono e benessere

La musicoterapia favorisce l’espressione, la comunicazione e le capacità relazionali usando la musica come strumento terapeutico non verbale.

Musica e cura

Adatta a tutte le età e condizioni, la musicoterapia stimola mente e corpo attraverso suoni e relazioni, migliorando salute emotiva, fisica e sociale.

Spartito e mente umana.
La musica come terapia

Non intrattenimento, ma relazione: la musicoterapia usa la musica per attivare cambiamenti positivi nell’organizzazione mentale, motoria ed emotiva.

Donna con le cuffie che ascolta musica e sogna.

Improvvisazione creativa

La musicoterapia è un metodo basato sull’improvvisazione creativa, in cui ogni individuo può trovare il proprio spazio ed entrare in un’esperienza di scambio autentico.

CURARE CON LA MUSICOTERAPIA

La musicoterapia è un approccio alla persona che, partendo da elementi musicali e sonori, mira a costruire o ripristinare le competenze del soggetto.

Si tratta di un metodo relazionale tra paziente e terapista, basato su criteri di comunicazione non verbale: un processo volto a facilitare la relazione, potenziare le capacità motorie e cognitive, favorire l’espressione, la comunicazione, i processi di apprendimento e altri obiettivi terapeutici rilevanti.

Tutto ciò con l’obiettivo di rispondere ai bisogni fisici, emotivi, mentali, sociali e cognitivi della persona, senza limiti di età o di condizione fisica o patologica.

Lo scopo della musicoterapia è promuovere cambiamenti positivi nella salute emotiva e/o fisica dell’individuo.
A tal fine, vengono valorizzati gli aspetti funzionali della musica piuttosto che quelli estetici o di intrattenimento.
Uno degli elementi più distintivi della musica è la sua capacità di influenzare chiunque: bambini e adulti, indipendentemente dal livello di sviluppo o dalle abilità individuali.

  • Approccio relazionale e non verbale
    La musicoterapia si basa sulla comunicazione non verbale tra paziente e terapista, favorendo espressione, relazione e apprendimento.
  • Supporto globale alla persona
    Mira a soddisfare bisogni fisici, emotivi, cognitivi e sociali, senza limiti di età o condizione.
  • Funzione terapeutica della musica
    Valorizza gli aspetti funzionali della musica, capaci di coinvolgere e influenzare tutti, indipendentemente da abilità o sviluppo.
CURARE CON LA MUSICOTERAPIA

Ogni attività umana coinvolge specifiche aree del cervello. La musica è quella che ne attiva il maggior numero simultaneamente.

La Musicoterapista Cristina Piras realizza laboratori di:
  • Massaggio sonoro al Pianoforte
  • Spettacoli teatrali per bambini
  • Letture animate

  • Partecipa su invito ad incontri di approfondimento, formazione e discussione.

laboratori e i seminari di Musicoterapia sono attivabili presso:
  • Biblioteche
  • Case di riposo
  • Centri di aggregazione
  • Centri diurni (Alzheimer – Down)
  • Centri estivi
  • Ospedali

  • Scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo livello

  • Scuole superiori
  • Scuole di musica.
Ragazza scrive su un blocco appunti immersa nella simbologia del suono e musica.
CURARE CON LA MUSICOTERAPIA

Domande frequenti sulla musicoterapia

L. Bunt, nel suo libro “Un’arte oltre le parole”, definisce in modo efficace il concetto di musicoterapia — che d’ora in poi chiameremo Terapia Musicale:

“La musicoterapia è l’uso organizzato dei suoni e della musica, all’interno di una relazione, per sostenere ed incoraggiare un benessere fisico, mentale, sociale ed emotivo.”

A questa definizione possiamo aggiungere un aspetto fondamentale:
la Terapia Musicale è anche un potente facilitatore nei percorsi di integrazione spaziale, temporale e sociale, contribuendo a creare connessioni, a migliorare l’orientamento nella realtà e a rafforzare le relazioni con gli altri.

Non esiste una tipologia standard di seduta.
Le tecniche utilizzate possono variare: si va dal dialogo sonoro al massaggio sonoro, fino alla terapia musicale passiva, nella quale al paziente è richiesto semplicemente di ascoltare brani selezionati in precedenza, sulla base di parametri specifici legati al suo stato psicofisico.
No, per beneficiare degli effetti della Terapia Musicale non è necessario saper suonare uno strumento, almeno non con finalità artistiche o tecniche.

Partecipare a una seduta di Terapia Musicale significa anche ascoltare e rilassarsi, ma non solo.

La musicoterapia può essere passiva – in cui il paziente ascolta la musica – oppure attiva, quando il paziente è coinvolto nella produzione di suoni o ritmi.

Spesso, queste due modalità si integrano all’interno dello stesso percorso, a seconda degli obiettivi terapeutici.

Numerose osservazioni cliniche hanno confermato che la musica esercita un’influenza positiva sulle funzioni neuropsichiche.

In questo contesto si parla spesso di effetto Mozart: è stato dimostrato che, dopo l’ascolto della musica di Mozart, si possono riscontrare miglioramenti in abilità non musicali, come quelle spaziali, linguistiche e logico-matematiche.
Tuttavia, il concetto di “effetto Mozart” può essere esteso a un repertorio musicale molto più ampio.

In generale, possiamo affermare che ogni genere musicale stimola specifiche reazioni a livello psicofisico, e la scelta dei brani può essere calibrata in base agli effetti desiderati.

I benefici della Terapia Musicale: dalla nascita alla terza età

Numerosi studi dimostrano che l’ascolto di melodie e brani musicali durante la gravidanza ha effetti positivi sia sulla futura mamma che sul bambino.

La musica, infatti, favorisce il rilassamento, crea un legame affettivo precoce e contribuisce a uno sviluppo armonioso già nel grembo materno.

All’altro estremo della vita, la American Academy of Neurology riconosce la Terapia Musicale come tecnica efficace per migliorare le funzioni cognitive e ridurre i disturbi comportamentali nei pazienti affetti da Alzheimer, sottolineando così un principio fondamentale: la musica può accompagnarci e sostenerci in ogni fase dell’esistenza.

Non ci sono limiti di età per beneficiare dei suoi effetti.

Campi di applicazione della Terapia Musicale

La Terapia Musicale è utilizzata in molti ambiti clinici, educativi e riabilitativi. Tra i principali:

  • Disturbi del neurosviluppo, come l’autismo e il ritardo mentale.
  • Deficit cognitivi legati all’invecchiamento, come Alzheimer e demenze senili.
  • Disturbi dell’attenzione, dove la musica aiuta a:
  • mantenere l’attenzione nel tempo (attenzione sostenuta),
  • focalizzarsi su stimoli rilevanti (attenzione selettiva),
  • gestire più compiti contemporaneamente (attenzione divisa),
  • passare da un’attività all’altra in modo flessibile (attenzione alternata).
  • Problematiche emotive e comportamentali, come:
  • ansia e depressione,
  • disturbi del sonno,
  • difficoltà nella regolazione affettiva.
Numerosi studi dimostrano il ruolo centrale della musica nello sviluppo dei bambini, non solo in quelli in condizioni di salute tipiche, ma anche in quelli che presentano difficoltà di tipo fisico e/o psichico, come nel caso dell’autismo.

La musica, essendo un canale non verbale, rappresenta una via preferenziale per il bambino autistico che, in presenza di difficoltà nell’interazione linguistica, può trovare nel suono e nel ritmo un mezzo comunicativo alternativo. Questo canale compensativo favorisce l’espressione di sé e contribuisce a migliorare l’integrazione relazionale e sociale.

Il termine terapia, così come il termine cura, può portare a interpretazioni diverse. Parlare di guarigione in ambito musicoterapeutico è probabilmente inadeguato: non si può guarire dall’autismo, così come non si guarisce dal morbo di Alzheimer.

Tuttavia, ci si può prendere cura delle persone affette da queste e da altre patologie, verificando concretamente i benefici che la musicoterapia può offrire.

La musicoterapia va intesa come metodologia di intervento pedagogico o psicologico, che consente di comunicare attraverso un linguaggio alternativo e non verbale.
Partendo dal principio dell’ISO (Identità Sonora Originale), la musicoterapia apre canali di comunicazione esogeni ed endogeni, costruendo un ponte tra l’individuo e il mondo e viceversa.

Dal punto di vista terapeutico, la musicoterapia non guarisce, ma promuove un percorso di rafforzamento e valorizzazione delle competenze multisensoriali, relazionali, emotive e cognitive dell’individuo.

Possiamo quindi affermare che la musicoterapia non “guarisce”, ma migliora la qualità della vita, prendendosi cura della persona in ambiti preventivi, riabilitativi, di mantenimento e di sostegno.

I benefici della terapia musicale

I benefici della terapia musicale sono numerosi e coinvolgono sia la sfera fisica che quella psicologica. La musica può influire positivamente sulla memoria e sull’apprendimento, sul battito cardiaco, sulla pressione sanguigna e sulla respirazione. Inoltre, agisce sul livello di alcuni ormoni, come il cortisolo (l’ormone dello stress), e stimola la produzione di endorfine, contribuendo così al benessere generale.

La terapia musicale favorisce anche le attività cerebrali complesse, come lo studio e la concentrazione, migliora la percezione spazio-temporale ed è spesso utilizzata nei casi di afasia per recuperare e rafforzare la capacità espressiva. Non da ultimo, la musica è in grado di infondere un profondo senso di calma e rilassamento.

Uno studio condotto dallo psicologo Glenn Schellenberg, dell’Università di Toronto, ha dimostrato che bambini e adulti che studiano musica o suonano uno strumento musicale sviluppano un quoziente intellettivo (QI) mediamente superiore rispetto a chi non ha questo tipo di esperienza.

In genere, chi si avvicina alla terapia musicale sente l’esigenza di indagare alcune caratteristiche del proprio sé, non necessariamente patologiche (come stati d’ansia o insonnia), ma che in qualche misura risultano disfunzionali al proprio benessere.
Non esiste una tipologia standard.
Esistono varie tecniche che vanno dal dialogo sonoro al massaggio sonoro, ma esiste anche la terapia musicale passiva, in cui al paziente è richiesto solo di ascoltare musica, scelta preventivamente sulla base di parametri legati espressamente allo stato psicofisico della persona.
Sì, trattandosi di un lavoro basato sulla relazione, la terapia musicale può prevedere anche il contatto fisico.
Tale contatto avviene sempre nel rispetto del paziente e viene utilizzato solo quando ritenuto utile all’interno del percorso terapeutico, ad esempio in tecniche corporee o nel massaggio sonoro.
La durata di un intervento di terapia musicale varia in base al singolo individuo e alla modalità dell’intervento stesso.
In genere, una seduta non supera i 45 minuti.
Le sessioni possono svolgersi individualmente o in gruppo, a seconda della patologia, delle indicazioni mediche e del contesto operativo.
È possibile concordare interventi a domicilio, in base alle necessità della persona e alla disponibilità del terapista.
Il musicoterapista utilizza tecniche comunicative non verbali con l’obiettivo di aiutare il paziente a esprimere, controllare e trasformare emozioni, pensieri e atteggiamenti disfunzionali, legati a problematiche di natura psicofisica.
All’interno della relazione terapeutica, vengono impiegati numerosi codici espressivi — gestuale, mimico, sonoro e musicale — per stimolare e coinvolgere la persona nella sua globalità, attivando funzioni motorie, verbali, sensoriali ed emotive.
Oggi sono numerose le strutture e aziende sanitarie, le scuole, i centri di riabilitazione, le case-famiglia e i centri diurni che riconoscono e accreditano alla terapia musicale un ruolo terapeutico e integrante nei percorsi di cura.
Tuttavia, la figura del musicoterapista in Italia non gode ancora di un riconoscimento giuridico né di una regolamentazione normativa ufficiale.
La questione relativa alle competenze e ai requisiti necessari per diventare musicoterapista è da tempo oggetto di dibattito e, in parte, rimane ancora irrisolta: non esiste infatti una risposta univoca.
Tuttavia, è generalmente richiesto il possesso di un titolo di studio in ambito musicale che certifichi competenze adeguate, indispensabili per esercitare la professione. A ciò si aggiunge la necessità di una formazione culturale di base di livello superiore, come un diploma di scuola secondaria quinquennale.
Attualmente è in attesa di approvazione una proposta di legge (C. 3761) volta a disciplinare la figura professionale del musicoterapista.
Nel frattempo, sono attivi numerosi corsi e scuole di musicoterapia che rilasciano attestati o diplomi utili per esercitare la professione.
Questi percorsi formativi, generalmente di durata triennale o quadriennale, richiedono titoli di studio universitari in ambiti diversi, tra cui musica, psicologia, scienze dell’educazione o discipline sanitarie.
Sul web è possibile reperire informazioni dettagliate sui requisiti di accesso, i programmi e le modalità didattiche delle varie scuole.
Una delle realtà più rinomate in Italia è senza dubbio la Scuola di Musicoterapia di Assisi.
Immagine simbolica che rappresenta la creatività musicale.
CURARE CON LA MUSICOTERAPIA
Ogni nota è una carezza che sfiora ferite invisibili.