CURARSI CON LA MUSICOTERAPIA

Sindrome di Savant e musicoterapia

Sindrome del Savant: termine introdotto nel 1887 da un medico londinese di nome Langdon Down.

Il savantismo è codificato come “sindrome” (del “Savant”, appunto), ma non è considerata una malattia vera e propria, così come non sono riconosciuti uniformi criteri di diagnosi.
Il soggetto Savant è colui che vive in una rara condizione dovuta a disfunzioni dello sviluppo (in particolare, i tipici disturbi dell’autismo), che fanno da contraltare a evidenti limitazioni complessive, dimostrando straordinarie abilità relativamente ad alcuni ambiti competenziali.

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Cos’è la sindrome di Savant

Immagine simbolica che rappresenta la mente umana e il mistero che la circonda.

Non tutti i Savant sono autistici e non tutti gli autistici sono Savant

La nostra conoscenza del cervello è paragonabile a quella che avremmo di una città se la guardassimo da un aereo. Riusciremmo a localizzare le aree industriali e residenziali, l’aeroporto, le principali arterie del traffico, e sapremmo più o meno dire dove inizia la periferia.

Conosciamo piuttosto bene, e con dovizia di particolari, l’aspetto delle singole unità che la popolano (i cittadini che, nella nostra metafora, sono i neuroni). In linea di massima, però, non sapremmo dire dove vada a mangiare una determinata persona, come si guadagni da vivere o quale tragitto compia ogni giorno.

Il cervello ci appare leggibile a distanza molto ravvicinata e da molto lontano. È il livello intermedio, la sostanza del pensiero e del ricordo, nonché il suo linguaggio, il grande mistero.

Joshua Foer

Darold A. Treffert (psichiatra del Wisconsin) descrive tale sindrome alla stregua di spettacolari isole di talento o intelligenza che spiccano per il loro paradossale contrasto con la gravità dell’handicap.

Treffert distingue tre categorie di Savant: i dotati di abilità frammentarie, in grado di memorizzare un insieme di dati poco significativi; i talentuosi, con competenze in un settore ampio e abilità evidentemente in controtendenza rispetto ai loro handicap; i prodigi, dotati di capacità comunque sorprendenti, anche qualora non fossero associate ad alcuna invalidità.

Le cause sono prevalentemente genetiche, anche se non si escludono quelle da acquisizione, così come sono da includere doppie diagnosi ed altri disturbi dello sviluppo, quali lesioni cerebrali, malattie contratte in fase pre-natale, natale, post-natale, nell’infanzia e anche in età avanzata.

Circa il 50% delle persone affette dalla sindrome del Savant presenta disturbi autistici (compreso l’Asperger), mentre l’altro 50% sviluppa altri tipi di disabilità, a partire dal ritardo mentale, dalla sindrome di Gilles de la Tourette e dalla sindrome di Opitz-Kaveggia.

Alcuni Savant presentano anomalie neuropatologiche (mancanza del corpo calloso), localizzate prevalentemente nell’emisfero cerebrale sinistro.

“[…] Non tutti i Savant sono autistici e non tutti gli autistici sono Savant […]” afferma ancora Treffert, mentre altri teorici sostengono che i tratti distintivi dell’autismo e le capacità dei Savant potrebbero essere strettamente connessi.

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I Savant e la prodigiosa capacità mnemonica

Immagine simbolica che rappresenta la mente umana e il mistero che la circonda.

L’incapacità di fare inferenze sui concetti memorizzati,

La percentuale di incidenza della sindrome del Savant è dalle 4 alle 6 volte più frequente negli uomini rispetto alle donne.

Alla base di questa condizione, secondo alcuni teorici, ci sarebbe una carenza di neuroni “specchio”, le speciali cellule cerebrali che permettono l’apprendimento per imitazione.
Quasi tutti i Savant hanno in comune una prodigiosa capacità mnemonica.

Memoria prodigiosa, in quanto molto accurata e dettagliata, ma anche molto ristretta, perché circoscritta a pochi argomenti; l’aspetto saliente di questa memoria è l’assenza di cognizione, ovvero l’incapacità di fare inferenze sui concetti memorizzati, spesso scollegati dalla propria quotidianità.

Si tratta, in ogni caso, di una sindrome abbastanza rara, tanto che, nell’ultimo secolo, si sono contati meno di un centinaio di casi.

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Savant e musicoterapia

Immagine simbolica che rappresenta la mente umana e il mistero che la circonda.

Qual è il collegamento di tale sindrome con l’argomento della musicoterapia?

Qual è il collegamento di tale sindrome con l’argomento della musicoterapia?

Tolti i casi di James Henry Pullen, il “genio dell’ospizio di Earlswood”, sordomuto abilissimo costruttore di modellini navali; dei gemelli Charles e George, di New York, soprannominati “calendari umani” perché in grado di indovinare in quale giorno della settimana corrispondesse qualsiasi data loro proposta, e ancora di Alonzo Clemons (QI 40), che dopo una sfuggente occhiata plasma con la creta figure animali identiche a quelle reali, ci sono i nomi di Tom Wiggins, Leslie Lemke, Matt Savage, Thristan Mendoza, Tony DeBlois e Derek Paravicini, che interessano più da vicino perché strettamente connessi all’argomento musicale.

Questi casi, infatti, presentano tutti le medesime analogie: si tratta di soggetti non vedenti, autistici e tutti ritenuti geni musicali.

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Savant noti

Immagine simbolica che rappresenta la mente umana e il mistero che la circonda.

Tom Blind e Leslie Lemke, Savant autistici

Tom Blind, Savant autistico
Thomas Wiggins, meglio conosciuto come Tom Blind, benché vissuto e morto prima che l’autismo fosse riconosciuto, oggi è considerato uno dei primi casi (documentati) di Savant autistici.

Cieco, con un patrimonio lessicale di circa un centinaio di parole, possedeva la capacità di memorizzare ogni brano ascoltato, anche una sola volta. Morì in seguito a un ictus.

Leslie Lemke
Leslie Lemke, nato prematuro nel 1952 con una diagnosi piuttosto complessa: glaucoma, paralisi cerebrale e danni cerebrali. I medici furono costretti a rimuovere i bulbi oculari. Rifiutato dalla madre naturale, fu adottato da un’infermiera all’età di sei mesi.

Lo sviluppo generale di Lemke fu travagliato e lento: imparò a camminare a 15 anni. La straordinarietà di quest’uomo (e del suo cervello) emerse in modo del tutto inaspettato: a 16 anni, nel cuore della notte, si avvicinò al pianoforte e suonò il Concerto di Tchaikovsky trasmesso poche ore prima alla televisione.

Da quel momento fu un’escalation: Lemke suonava ogni genere musicale con l’abilità di un virtuoso, portando in giro per il mondo le sue note.

Il cervello di Lemke subì un ulteriore affronto, sviluppando il morbo di Alzheimer, che lo condusse alla morte all’età di 41 anni.

La musicoterapia rappresenta uno strumento straordinariamente efficace nel trattamento e nello sviluppo delle potenzialità delle persone con sindrome di Savant e disturbi dello spettro autistico.

Grazie al linguaggio universale e non verbale della musica, è possibile stimolare funzioni cognitive, migliorare la comunicazione, regolare le emozioni e valorizzare le abilità eccezionali presenti in molti di questi individui.

La musica diventa così non solo terapia, ma anche canale privilegiato per entrare in contatto con mondi interiori complessi e straordinari. Vuoi anche una call to action per la pagina?