Patologie trattate con la Terapia Musicale
Cosa distingue la musicoterapia da altre discipline
La Terapia Musicale si distingue da altre discipline terapeutiche per la sua connessione profonda con settori come psicologia, psicoanalisi, psichiatria e patologia clinica.
Questa interdisciplinarità consente alla musicoterapia di trovare applicazione in numerosi ambiti, offrendo un supporto concreto a persone affette da diverse patologie.
La musica, grazie alla sua struttura ritmica e melodica, è in grado di ridurre comportamenti stereotipati che ostacolano l’apprendimento e la condivisione sociale.
Le tecniche musicoterapiche sono varie, ma tutte condividono l’impiego degli elementi essenziali della musica, come il ritmo e la melodia, per facilitare l’espressione e la comunicazione.
La Musicoterapia può apportare benefici nei seguenti casi:
- Alzheimer
- Ansia
- Autismo infantile (sindrome o tratti)
- Balbuzie
- Depressione
- Disturbi del sonno
- Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
- Gestazione
- Morbo di Parkinson
- Paralisi cerebrali
- Sindrome di Down
- Disturbi psichiatrici
In molte situazioni, la musica e il dialogo sonoro rappresentano l’unico canale possibile per attivare le risorse fisiche e mentali residue del paziente.
Anche se deboli o compromesse, queste risorse possono trovare nella musica un mezzo per esprimersi, comunicare e realizzarsi.
La forza del linguaggio musicale, universale e al tempo stesso misterioso, apre uno spazio sicuro in cui il paziente può sperimentare la relazione senza timore di fallimenti o giudizi.
La Musicoterapia e i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
Cos’è un DSA
Oggi si sente sempre più spesso parlare di DSA, acronimo di Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Si tratta di disturbi che interessano specifiche abilità scolastiche (lettura, scrittura, calcolo), pur in presenza di un’intelligenza nella norma.
La Musicoterapia si è rivelata un valido supporto nel migliorare le competenze dei bambini con DSA, attraverso tecniche che favoriscono la concentrazione, la coordinazione e la comunicazione.
Nelle linee guida per il diritto allo studio degli alunni con DSA, il Ministero dell’Istruzione specifica che i disturbi riguardano abilità scolastiche circoscritte e si manifestano in soggetti con funzionamento intellettivo adeguato all’età.
Tipologie di disturbi specifici di apprendimento
Dislessia
Difficoltà a leggere in modo corretto e fluente ad alta voce. Non dipende da deficit intellettivi, sensoriali o ambientali. Le cause più accreditate sono di origine genetica.
Disgrafia
Disturbo della scrittura che si manifesta nella difficoltà a riprodurre segni alfabetici e numerici. Spesso è legato a disprassia o a una lateralizzazione incompleta. Si manifesta in genere attorno alla terza elementare.
Disortografia
Difficoltà nella trasformazione dal linguaggio parlato a quello scritto, con errori ortografici frequenti. Può coesistere con la disgrafia e non è dovuta a mancanza di istruzione o deficit sensoriali.
Disturbo specifico della compitazione
Coinvolge la difficoltà a suddividere le parole in sillabe. Spesso è associato alla disgrafia, ma non coinvolge necessariamente la parte fonetica.
Discalculia
Disturbo neurobiologico legato alla comprensione del numero. Include difficoltà nel riconoscimento dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nella numerazione e nei calcoli. Ha una base genetica e organica.
Disprassia
Disturbo della coordinazione motoria e dei gesti volontari, che può influenzare anche il linguaggio. Le cause possono essere genetiche (es. mutazione del gene FOXP2) o acquisite (post-trauma). La disprassia è una condizione complessa con implicazioni motorie e cognitive.
Disturbo specifico del linguaggio (DSL)
Si manifesta sin dai primi anni di vita con un’anomala acquisizione delle competenze linguistiche. Non è attribuibile a deficit neurologici, sensoriali, cognitivi o ambientali.
Le implicazioni cognitive della Musicoterapia
L’uso della musica a scopi terapeutici ha origini antiche, ma solo in tempi recenti è stato riconosciuto dalla comunità scientifica il suo valore clinico.
La musica è stata spesso considerata un’attività culturale, ma studi più recenti hanno evidenziato come l’evento musicale coinvolga molteplici funzioni cognitive: attenzione, analisi delle strutture, operatività, memoria e pensiero coerente.
Tali osservazioni hanno condotto a una rivalutazione della musica come oggetto di interesse scientifico, utile per comprendere i processi mentali e stimolare il funzionamento cognitivo nei soggetti con disturbi specifici dell’apprendimento.
Attraverso attività ludiche musicali si lavora su:
- Coordinazione e schemi motori
- Immaginazione e problem solving
- Gestione delle emozioni e delle relazioni
- Costruzione dell’autostima e delle competenze comunicative
Dislessia e musicoterapia
Un disturbo dell’apprendimento e il potenziale terapeutico della musica
L’uso della musica a scopi terapeutici affonda le sue radici in un passato remoto. Nonostante ciò, la comunità scientifica ha a lungo trascurato questa pratica, ritenendola esclusivamente culturale e priva di fondamento biologico.
Negli ultimi decenni, però, la musicoterapia è stata rivalutata grazie alle molteplici implicazioni cognitive che l’esperienza musicale coinvolge: attenzione, analisi strutturale, operatività, memorizzazione, creazione di pensiero coerente. È quindi emersa la necessità di considerare l’attività musicale anche come oggetto di indagine scientifica per comprendere il funzionamento della mente.
Il planum temporale e la dislessia
I lobi temporali sono responsabili del riconoscimento visivo, della percezione uditiva e della memoria. Una lesione al lobo temporale destro può compromettere la capacità di elaborare stimoli uditivi non verbali, come la musica. Di conseguenza, è ipotizzabile che alcune difficoltà legate alla dislessia siano collegate ad anomalie in quest’area del cervello.
Studi scientifici hanno dimostrato che la musicoterapia è in grado di potenziare i meccanismi neurali coinvolti nel linguaggio, spesso atipici nelle persone con dislessia. Il cervello dislessico ha un’organizzazione particolare: si tratta di una mente creativa che apprende in modo diverso, con un’anomalia rilevata nel Planum Temporale (una regione del lobo temporale di ciascun emisfero cerebrale).
Personaggi famosi affetti da dislessia
Numerosi personaggi storici, tra cui Napoleone Bonaparte, pare fossero affetti da dislessia. Questo disturbo si manifesta in modi differenti da persona a persona, ma il tratto comune è la difficoltà nella lettura, non giustificata da un basso livello intellettivo o da carenze educative.
Negli anni ’80, ricerche sul Planum Temporale hanno evidenziato nei soggetti dislessici una simmetria bilaterale, al contrario di quella asimmetrica (con prevalenza del lato sinistro) presente in soggetti senza dislessia. Inoltre, esami post-mortem su encefali di dislessici hanno riscontrato irregolarità nella via magnocellulare del sistema visivo.
Poiché la coclea è l’organo deputato all’analisi dei suoni, una sua elaborazione anomala potrebbe essere collegata a una disfunzione nel sistema uditivo, in particolare nella suddivisione delle fibre sensoriali, in modo analogo a quanto avviene nel sistema visivo.
Suoni e dislessia
I suoni si distinguono in puri e spuri. Quelli emessi dalla voce e dagli strumenti musicali sono spuri, perché ricchi di armonici (frequenze superiori alla fondamentale). Alcune consonanti hanno frequenze di base molto simili, e ciò che le distingue sono proprio gli armonici.
Nei soggetti dislessici, la difficoltà nell’elaborare questi armonici rende difficile distinguere suoni simili, come B e P oppure T e D. Questo deficit è una delle possibili cause della dislessia.
Lettura e dislessia: un’elaborazione complessa
La lettura richiede un’elaborazione sincronizzata tra vista e udito: il simbolo scritto viene trasformato in suono, elaborato internamente e poi esternato. La coclea è responsabile della traduzione simbolo-suono, mentre il vestibolo guida il passaggio visivo da una lettera all’altra.
Se il sincronismo tra vestibolo e coclea rallenta, anche la sincronizzazione tra occhio e orecchio si altera, generando difficoltà nella lettura. Questo rallentamento può essere causato da un’elaborazione deficitaria degli armonici, come già evidenziato.
Benefici della musicoterapia nella dislessia
È stato dimostrato che lo studio della musica e l’intervento musicoterapico possono migliorare anche competenze extramusicali. In particolare, si sono osservati potenziamenti nelle capacità verbali (vedi anche “effetto Mozart”).
La musica e la musicoterapia rappresentano esperienze multisensoriali in grado di stimolare la plasticità cerebrale. Questo favorisce una riorganizzazione funzionale delle connessioni neurali implicate nell’elaborazione del linguaggio, nell’attenzione e nella memoria.
Le attività di musicoterapia agiscono su più livelli: sensoriale-percettivo, elaborativo e operativo (input, elaborazione, output). Inoltre, favoriscono il benessere emotivo e relazionale, contribuendo al successo del percorso educativo e rieducativo, e offrendo nuovi strumenti di approccio alla lettura.
Attraverso attività ludiche musicali si lavora su:
- Coordinazione e schemi motori
- Immaginazione e problem solving
- Gestione delle emozioni e delle relazioni
- Costruzione dell’autostima e delle competenze comunicative